sabato 15 giugno 2013

La struttura della psiche secondo Jung


Secondo Jung la psiche è composta dai seguenti fattori:




L’Io:
L’Ombra:
La Sigizia; Anima e Animus:
Il Sé.

Analizziamone uno per volta:

L’Io                                                                                                   
Per “Io” bisogna intendere quel complesso fattore al quale si riferiscono tutti i contenuti consci e che costituisce, per così dire, il centro del campo della coscienza.
L’Io è il soggetto di tutti gli atti personali consci.
In teoria, è vero, non è possibile porre limiti al campo della coscienza, che può espendersi indefinitamente, ma da un punto di vista empirico esso trova sempre i suoi limiti nella zona dell’”ignoto”.
L’Io come contenuto della coscienza, in sé non è un fattore semplice e elementare.
L’ esperienza dimostra che esso poggia su due basi apparentemente distinte, la prima “somatica”, la seconda “psichica”. La base somatica è desunta dalla totalità delle sensazioni endosomatiche (cioè interne al corpo), che dal canto loro sono già di natura psichica e collegate con l’Io, cioè anche consce.
Una parte considerevole di tali stimoli scorre incosciamente, cioè subliminalmente.
Essi possono occasionalmente varcare la soglia, cioè divenire percezioni.
Non sussiste però alcun dubbio sul fatto che, per gran parte, gli stimoli endosomatici sono assolutamente incapaci di consapevolezza.
La base somatica dell’Io, come detto, consiste in fattori consci e inconsci.
Lo stesso vale per la base psichica: da una parte l’Io poggia sul “campo totale della coscienza”, dall’atra sulla “totalità dei contenuti inconsci”.
I contenuti incosci si dividono in tre gruppi:
- contenuti temporaneamente subliminali; riproducibili volontariamente (memoria)
- contenuti inconsci non riproducibili volontariamente ( si deduce dall’irrompere di contenuti    subliminali nella coscienza)
- contenuti del tutto incapaci di giungere alla coscienza (ipotetico)
L’Io nonostante che le sue basi siano relativamente oscure e inconsce, è un fattore conscio per eccellenza.
L’Io non è né più né meno che la coscienza in generale e potrebbe essere descritto nient’altro che un’immagine della “personalità cosciente” (e non la “personalità completa” di un individuo poiché mancherebbero tutti i tratti ignoti e inconsci).
L’Io è subordinato al Sé, e si comporta come una parte verso il tutto, e non solo non può nulla contro il Sé, ma può invece essere assimilato da componenti inconsce della personalità nel corso del loro sviluppo, e può esserne in alto grado modificato.
Quindi, l’Io è soggetto a cambiamenti nello scorrere della vita dell’individuo, poiché possono intervenire, in  certi casi, anche profondi mutamenti della personalità, o mutamenti dovuti semplicemente allo sviluppo e ciò rientra nella normalità.



L’ombra                                                                          
I contenuti dell’”inconscio collettivo” sono gli “archetipi”, presenti sempre a priori.
Fra gli archetipi, quelli che disturbano l’Io con maggiore frequenza e intensità sono gli archetipi dell’Ombra, dell’Anima e dell’Animus.
L’Ombra è un problema morale che mette alla prova l’intera personalità dell’Io: nessuno infatti può prendere coscienza dell’Ombra senza un notevole sforzo morale.
Significa riconoscere gli aspetti oscuri della personalità: atto che costituisce la base indispensabile di qualsiasi forma di “conoscenza di sé”, e incontra perciò di solito notevole resistenza.
Da un attento studio dei tratti di carattere oscuri o dei valori inferiori che costituiscono l’Ombra, risulta che questi possiedono una natura “emotiva”, una certa “autonomia” e di conseguenza sono di tipo ossessivo, o meglio “possessivo”. Cioè l’emozione non è attività ma un accadimento che colpisce l’individuo.
L’individuo sopraffatto completamente dall’Ombra, si comporta più o meno come un primitivo, non soltanto vittima involontaria dei propri affetti, ma per di più profondamente incapace di giudizio morale.
Mentre facendo uso di buon senso e di buona volontà è possibile inserire in qualche modo l’Ombra nella personalità cosciente, poiché, i tratti particolari dell’Ombra possono essere senza eccessiva fatica riconosciuti come caratteristici della personalità.
Se ciò non si verifica il soggetto “vive” l’influenza dell’Ombra come  “proiezione” non riconosciuta come tale, in pratica il soggetto non se ne accorge.
Chi proietta non è il soggetto cosciente, bensì l’inconscio. Perciò le proiezioni si trovano già fatte.
La conseguenza delle proiezioni è un isolamento del soggetto dal mondo, in quanto che, invece di un rapporto reale col mondo, ne esiste uno illusorio.
Le Proiezioni portano a uno stato autoerotico o autistico nel quale si sogna un  mondo la cui realtà rimane irraggiungibile.
Non è certamente  la sua parte conscia che agisce così; essa infatti si lamenta e impreca contro un mondo infido che si va sempre più allontanando. E’ piuttosto un fattore inconscioa tessere l’illusione che gli vela il mondo e sé stesso fino a formare il bozzolo che lo avvolgerà completamente e definitivamente.
Come fonte delle proiezioni non appare più l’Ombra dello stesso sesso ma una figura di sesso opposto.
Le proiezioni non appartengono solo al lato negativo della personalità.
Si incontra a questo punto l’Anima dell’uomo e L’Animus della donna, ma la differenza tra l’Ombra e questi due archetipi sta che l’ombra rappresenta il lato inconscio personale mentre gli archetipi come quello dell’Anima e Animus fanno parte dell’incoscio collettivo.
Con un po’ di autocritica si può arrivare a capire l’Ombra proprio perché è di natura personale e rientra nella sfera delle possibilità di un uomo di riconoscere il male realtivo della propria natura (ma non il male assoluto che è invece una rara quanto conturbante esperienza).


La sigizia: Anima e Animus                   
Ma cos’è questo fattore generatore di proiezione? L’Oriente lo chiama la Filatrice o Maj, la danzatrice che suscita illusioni.
Ciò che avviluppa stringe e divora indica senza possibilità di errore la Madre…
Il segreto complotto tra madre e figlio, il modo in cui ciascuno aiuta l’altro a ingannare la vita è evidente.
E ciò comporta una dipendenza madre-figlio che induce l’uomo a non avere coraggio nell’affrontare il mondo esterno.
Per questo egli avrebbe bisogno di un Eros infido, capace di dimenticare la madre e infliggere a se stesso il dolore di abbandonare il primo amore della sua vita.
La realtà riassunta nel concetto di Anima è un contenuto estremamente drammatico e complesso dell’inconscio  e nessuna lingua razionale e scientifica lo può descrivere a pieno,  perciò consapevolmente e intenzionalmente si preferisce esprimerlo in termini mitologici.
Il fattore generante della proiezione è l’Anima. Là dove essa appare, nei sogni, nelle visioni e fantasie, si presenta “personificata”, dimostrando così che il fattore cui si poggia possiede tutte le caratteristiche di un essere femminile. Non è un’ invenzione della coscienza, bensì un prodotto spontaneo dell’inconscio; neppure è una figura sostitutiva della madre; al contrario, si ha piuttosto l’impressione che le caratteristiche numinose che conferiscono tanto potere all’immagine della
madre rendendola così pericolosa derivino dall’archetipo collettivo dell’Anima che reincarna in un bambino maschio ora dato che l’Anima si riscontra nell’uomo, è da presumere che nella donna sia presente un fattore equivalente; giacchè come l’uomo è compensato dall’elemento femminile, così lo è la donna da quello maschile.
Come per il figlio il primo fattore generatore della proiezione sembra essere la madre, cos’ per la figlia è il “padre”.
Vi sono comunque innumerevoli casi individuali che presentano tutte le possibili varianti dello stesso tema fondamentale.
La donna è compensata dall’elemento maschile perciò il suo inconscio è accordato, per così dire, in chiave maschile. L’Animus è il fattore costitutivo della proiezione della donna; la parola significa infatti intelletto, spirito.
Come Anima corrisponde all’Eros materno, Animus corrisponde al Logos paterno.
Mi servo di Eros e Logos soltanto come ausiliari astratti per descrivere il fatto che la coscienza femminile è caratterizzata più dalla qualità connettiva dell’Eros che da quella discriminante e conoscitiva del Logos. Di solito nell’uomo l’Eros, la funzione di relazione, è meno sviluppata del Logos, l’Eros invece esprime la vera natura della donna.
Per quanto amichevole e premuroso possa essere il suo Eros, quando la donna è dominata dall’Animus non c’è logica al mondo che la scuota dato che l’Animus ha una preferenza per l’argomentazione (è facile vederlo all’opera in una discussione in cui si vuole aver ragione).
Quando l’Anima e l’Animus si incontrano, l’Animus sfodera la spada della volontà di potenza e l’Anima lancia il veleno dell’inganno e della seduzione. Il risultato non è necessariamente negativo, poiché ci sono altrettante possibilità che i due s’innamorino (un caso speciale di amore a prima vista).
Il rapporto Animus Anima è sempre animoso, cioè emotivo e perciò collettivo. Gli affetti abbassano il livello della relazione avvicinandolo alla comune base istintuale che non ha più in sé nulla di individuale.
Non di rado perciò la relazione si svolge a un livello intellettuale superiore a quello dei suoi interpreti umani, che poi non riescono a spiegarsi come tutto ciò sia potuto accadere.
Mentre nell’uomo l’annebbiamento animoso è fatto soprattutto di sentimentalità  e di risentimento, nella donna esso si esprime in opinioni, interpretazioni,convinzioni, insinuazioni, malintesi, che hanno tutti lo scopo, anzi il risultato, di troncare il rapporto tra i due esseri umani.
Come l’Anima, anche l’Animus ha un aspetto positivo.
Nella figura del padre non si esprime soltanto un’opinione convenzionale, ma in egual misura quel che chiamiamo “spirito”, soprattutto idee generali filosofiche e religiose, o piuttosto l’atteggiamento che ne risulta. Così anche l’Animus è uno psicopompo, mediatore fra conscio e inconscio e personificazione di questo.
Come l’Anima per mezzo dell’integrazione, diventa un Eros della coscienza, così l’Animus diventa un Logos; e come l’Anima presta alla coscienza maschile relazione e connessione, così l’Animus presta alla coscienza femmile  riflessività, ponderatezza e conoscenza di sé.
Esso è difficile da eliminare, in primo luogo perché è straordinariamente forte e riempie subito la personalità dell’Io di un’incrollabile senso di giustificazione e integrità.
L’archetipo esiste a priori.
E’ più facile penetrare l’Ombra che l’Anima o l’Animus.  Per quanto riguarda l’Ombra  occorre infatti superare una certa resistenza morale, fatta di vanità, ambizione, presunzione, risentimenti, eccetera; ma nel caso dell’Animus e dell’Anima si ha a che fare con difficoltà puramente intellettuali, a prescindere dai contenuti della proiezione, che proprio non si sa in che modo affrontare.
I contenuti  dell’Anima e Animus sono ben lungi dall’essere tutti proiettati; molti di essi entrano spontaneamente nei sogni ecc.. e in numero ancora maggiore possono essere resi consci mediante la cosiddetta immaginazione attiva. Risulta che vivono in noi pensieri, sentimenti e affetti che mai avremmo ritenuti possibili.
Naturalmente a chi non ha fatto questa esperienza in proprio una   simile possibilità sembra del tutto fantastica, perché un uomo normale “sa bene quel che pensa”. Questa puerilità da parte dell’”uomo normale” è assolutamente di prammatica; perciò non ci si può aspettare che chi non ha vissuto quell’esperienza  comprenda la vera natura dell’Anima e dell’Animus.
Nelle forme dell’Anima e dell’Animus si esprime l’autonomia  dell’inconscio collettivo, i loro “contenuti” possono essere integrati, non possono esserlo essi stessi,  in quanto sono “archetipi”; sono di conseguenza, pietre basilari della totalità psichica, che oltrepassa i confini della coscienza e non può quindi essere oggetto di cognizione diretta.
Gli effetti dell’Anima e dell’Animus posso essere resi consci, ma l’Anima e l’Animus sono fattori trascendenti la coscienza, al di là della portata del percepire e del volere. Nonostante l’integrazione dei loro contenuti, essi restano autonomi.
La compensazione opera con pieno successo soltanto dove la vita è ancora tanto semplice e inconscia da poter seguire il serpeggiare dell’istinto senza esitazione e titubanza. Ma più l’uomo è civile, più è consapevole e complicato, meno sa seguire l’istinto; in tali casi occorre prestare volutamente attenzione all’inconscio affinchè la compensazione possa avere luogo.
Entrambi gli archetipi sono, in senso stretto, madre e padre di tutti i tremendi grovigli del fato e formano una “coppia divina”  di cui l’uno, secondo la sua natura di Logos, è caratterizzato dallo  Pneuma e dal Nous in certo qual modo come il cangiante Ermes, mentre l’altra, secondo la sua natura di Eros, porta i tratti di Afrodite, Elena (Selene), Persefone ed Ecate.
Sono “potenze” inconsce vere “divinità” come l’antichità li ha molto giustamente concepiti.
Neppure nel cristianesimo la sigizia divina manca, essa sta nel punto più elevato, come Cristo e la Chiesa sua sposa.
Soltanto quando facciamo luce nella profondità oscura e perlustriamo psicologicamente la via del destino umano, così straordinariamente tortuosa, scopriamo a poco a poco quanto sia grande l’influenza di questi due fattori complementari della coscienza.


 
Il Sé                                                          

Il Sé indica la personalità totale dell’individuo, benchè sia un concetto non interamente afferrabile.
Chiediamoci ora se l’accresciuta conoscenza conseguente all’integrazione dei contenuti dell’inconscio collettivo, eserciti un’influenza specifica sulla personalità dell’Io.
Ci si può aspettare che questa sia considerevole in quanto i contenuti integrati rappresentano parti del Sé. La loro assimilazione non allarga soltanto il campo della coscienza , ma in primo luogo l’importanza dell’Io.
Quanto maggiori e significativi contenuti dell’inconscio sono assimilati dall’Io, tanto più quest’ultimo si avvicina al Sé, anche se non può trattarsi di un processo senza fine.
Da questo ne deriva “l’inflazione dell’Io” a meno che non si attui una separazione critica ai fini di porre all’Io dei limiti ragionevoli secondo le normali valutazioni umane e, accordare alle figure dell’inconscio (Se, Anima, ecc) una relativa autonomia e realtà (di natura psichica).
L’inflazione aumenta l’incapacità di vedere, e quanto più siamo assimilati dal fattore che crea le proiezioni, tanto più cresce la nostra inclinazione ad identificarci con esso.
Il fatto che l’Io sia assimilato dal Sé va considerato una catastrofe psichica poiché è vitale che l’Io cosciente sia differenziato dall’inconscio.
Peraltro c’è la possibilità contraria, l’accentuazione della personalità dell’Io e del mondo della coscienza che possono facilmente assumere proporzioni tali da psicologizzare le figure dell’inconscio, con la conseguenza che il Sé sia assimilato dall’Io.
Nel primo caso, occorre applicarsi a tutte le vitrù possibili; nel secondo, l’arroganza dell’Io potrà venire smorzata soltanto da disfatte morali.
Questo è necessario per raggiungere il grado di modestia ottimale al mantenimento di uno stato di equilibrio.
I veri problemi morali nascono da “conflitti di doveri”. Chi è abbastanza semplice può arrivare a una decisione  con l’aiuto di un’autorità esterna. Chi invece degli altri si fida tanto poco quanto di se stesso non giungerebbe mai a una conclusione se questa non si compisse con “l’azione di forze naturali incontrollabili” (azione divina), un’autorità inconscia mette fine al dubbio creando un fatto compiuto.
L’uomo razionalizza questo fatto chiamandolo “istinto” quindi tramutando il processo in un atto conscio, egli pone infatti il suo orgoglio nel credere nel proprio autogoverno, nell’onnipotenza della sua volontà, e nel disprezzo di colui che si lascia mettere nel sacco dalla semplice natura.
Se invece l’autorità interiore è concepita come “volontà divina” (e questo implica che le forze della natura siano forze divine) ne deriva un vantaggio per l’autocoscienza, in quanto appare come atto di obbedienza e il suo risultato come intenzione divina.
Non è necessario consultare prima l’autorità interiore in quanto essa è presente a priori nell’intensità delle tendenze che lottano per raggiungere una decisione. In questa battaglia l’uomo non è mai soltanto spettatore; vi prende parte più o meno volontariamente, cercando di gettare il peso del suo senso di libertà morale sulla bilancia della decisione. In questo modo ci troviamo in accordo con l’habitus della vita psichica ancestrale, vale a dire che allora funzioniamo come l’uomo ha funzionato dovunque e in ogni tempo, se ci si accorda con questo habitus, si può avere una ragionevole speranza di vita.
Il fenomeno psichico non è percepito nella sua totalità dall’intelletto poiché non consiste unicamente in “significato” ma anche in “valore”, poggiando quest’ultimo sull’intensità della tonalità affettiva che l’accompagna.
Il valore affettivo è un criterio essenziale, del quale la psicologia non può fare a meno,  dà la misura dell’intensità di un’idea, e l’intensità dal canto suo ne esprime la tensione energetica, il potenziale efficiente.
La tonalità affettiva soggettiva può mutare a seconda dell’abbassamento o innalzamento del livello mentale rispetto all’inconscio da cui deriva l’aumento o la diminuzione del valore d’azione dell’Io o degli altri fattori dell’inconscio (Ombra, Anima, Animus).
Ci sono però anche “valori obbiettivi” che riposano sul consenso generale, come per esempio i valori morali, etici e religiosi, chiamati anche “quanti di valore” , sono gli “ideali” generalmente riconosciuti o rappresentazioni collettive a tonalità affettive.
Ciò che è della massima importanza per la vita dell’inconscio si trova sul gradino più basso della scala della coscienza, e viceversa. Questa conoscenza è una condizione preliminare di ogni integrazione, cioè un contenuto può essere integrato soltanto quando il suo duplice aspetto è diventato conscio, e quando non soltanto viene concepito intellettualmente ma compreso secondo il suo valore affettivo. Intelletto e sentimento mal si possono aggiogare insieme, poiché si oppongono l’uno all’altro per definizione.
Gli uomini che hanno paura dell’inconscio e perfino della propria Ombra sono molto più numerosi di quelli che si potrebbero credere. Se si tratta poi di Anima o Animus, la paura diventa panico.
Il solo superamento di questa paura è a volte di per sé un’impresa morale di portata non comune, e tutta via non è l’unica condizione che debba essere adempiuta per raggiungere la vera esperienza del Sé.
Ombra, Anima, Animus, sono fattori psichici dei quali ci si può fare un quadro soddisfacente soltanto sulla base di un’esperienza  più o meno completa.
Al di fuori del campo della psicologia queste figure sono comprese da tutti coloro che possiedono una conoscenza della mitologia comparata.
Essi riconoscono facilmente nell’Ombra il rapporto pressante e avverso e tenebroso del mondo ctonico, la cui figura ha caratteristiche universali.
La sigizia è immediatamente comprensibile come modello psichico di tutte le coppie divine.
In fine il Sé si rivela, attraverso le sue caratteristiche empiriche, come l’éidos (idea) di ogni suprema rappresentazione di totalità e di unità inerenti particolarmente a tutti i sistemi monoteistici e monistici.
Dal libro: "La dimensione psichica" C.Jung
L'Archetipo dell'Anima e dell'Ombra

Nessun commento:

Posta un commento

Google+