mercoledì 1 ottobre 2014

La percezione del mondo dell'uomo moderno


Nel tempo che noi trascorriamo tra una morte e una nuova nascita, nel tempo cioè che abbiamo trascorso prima di entrare nell'esistenza terrena attraverso la nascita, noi sperimentiamo in sostanza gli spazi universali. Allora la nostra individualità non è legata allo spazio che la nostra pelle racchiude, ma la nostra esistenza è estesa negli spazi universali.
Quello che l'anima aveva sperimentato prima della nascita, entro il mondo stellare veniva risvegliato in una specie di facoltà in coloro che diventavano discepoli di maestri, magi, ecc..
L'affiorare di quel ricordo cosmico lo portava a vedere l'elemento spirituale anche in tutto il mondo esterno, a scorgere il destino dell'uomo sulla Terra in ciò che si vedeva nel mondo stellare attraverso il ricordo dell'esistenza prenatale.
Le facoltà mediante le quali si percepivano le profondità della Terra, i misteri dell'anima umana, l'essere degli animali, erano sviluppate soltanto in germe nell'uomo e comparivano poi solo dopo la morte.
Anche se tali facoltà sono operanti dopo la morte, esse compaiono nella vita terrena come facoltà in germe in modo specialissimo nel primo periodo della vita, nel bambino.
Le forze della crescita che ha specialmente il bambino, che derivano dalla sfera spirituale, negli anni successivi si ritraggono dall'uomo, e ci compenetrano piuttosto le altre forze esistenti prima della nascita.
Dopo la morte le facoltà infantili ricompaiono, soltanto persone specialmente dotate le conservano fino all'età più avanzata.
Il conservare facoltà infantili ci provvede di speciali facoltà di inventiva o simili.
Quelli che chiamiamo i profeti ebrei erano persone nelle quali si formavano in modo speciale le facoltà del dopo-morte, persone che però non rimanevo solo allo stato istintivo ma con facoltà che conducevano a conoscenze molto speciali riferentisi ai misteri del cielo stellato e ai suoi processi.
L'odierna percezione esteriore diventa quella che oggi chiamiamo percezione dovuta dall'esperienza. Ciò che invece trasmetteva la conoscenza del vivente mondo stellare si ritira per così dire verso l'interno, più verso il cervello, e diventa il nostro mondo matematico, meccanico.
Quella che prima era conoscenza interiore per immagini, ingenua, immaginazione istintiva, diventa la nostra conoscenza esterna, diventa percezione sensoria; quella che invece era conoscenza esteriore, per mezzo della quale si afferrava il mondo stellare, si ritrae verso l'interno e diventa l'arido mondo geometrico-matematico-meccanico che ora abbiamo movendo dall'interiorità.
L'uomo di oggi per illuminazione interiore, non percepisce altro che elementi matematico-meccanici.
La conoscenza è salita ai soli occhi, alla sola pelle, e non più nell'interiorità. Noi dobbiamo ritrovare di nuovo la via, dobbiamo ritrovare la possibilità che l'interiorità, oggi solo arida matematica, si intensifichi nell'immaginazione.
Dobbiamo imparare a comprendere l'immaginazione.
Le immaginazioni sono germogli, la continuazione di quello che gli antichi vedevano nelle costellazioni, nelle immagini stellari, nelle immaginazioni minerali, nell'oro, nell'argento, nel rame..
Deve essere approfondita anche la percezione esteriore. La percezione esteriore è essa stessa la discendente di quelle che un tempo erano le esperienze interiori, la natura istintiva, bisogna riscoprire l'interiorità nel cuore.
La forza dell'interiorità del cuore si è trasferita del tutto verso il lato esterno dell'uomo e di conseguenza percepiamo solo il mondo esterno, il tappeto dei sensi.
Tratto da "La ricerca della nuova Iside. La divina Sofia"
Dornarch, 25 dicembre 1920 Seconda conferenza

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