martedì 27 febbraio 2018

Magia, Archeo e Vulcao "digestio" alchimia

Paracelso non assegna solitamente alla parola magia il suo valore consueto, ma intende con essa la conoscenza - naturale o ispirata - delle cose divine ed umane.
Essa fa parte dell'astronomia e concilia le opposte tendenze mediante un raffronto dei singoli rapporti di forza e delle loro reciproche correlazioni.
Nella natura è nascosto un artefice, espressione simbolica delle virtù e delle forze naturali, corrispondente all'incirca al concetto moderno di uno spirito vitale.
L'archeo è dotato di magnetismo ed attrae le forze magnetiche.
Quanto più debole sarà l'uomo, tanto più sarà esposto agli influssi magnetici, cosmici, magici.
L'archeo risiede principalmente nello stomaco, quale dimora del principio vitale; impera sui processi di assimilazione (digestio Archei); presiede alle trasformazioni fisiche, quale alchimista del corpo.
Esso è concepito come una specie di demone, detto anche "spirito architetto" e corrisponde allo spirito vitale dei vitalisti.
L'archeo non è limitato al corpo ma può irraggiare a distanza; esso mette in armonia i vari fattori dell'organismo, operando per mezzo dei "Vulcani".
Ogni "digestione" è dovuta al "Vulcano".
Digestione è trasformazione naturale, vulcano la volontà trasformatrice, sia naturale, sia spirituale.
Quanto la "digestione" è rivolta dall'uomo ad uno scopo determinato, artificiale è alchimia "modus praeparandi rerum medicinalium"; "l'alchimia è un'arte, il Vulcano l'artista in essa".
L'alchimista comincia dove finisce la natura.
Nel suo significato specifico e tradizionale, l'alchimia, preparazione dell'oro, costituiva per Paracelso uno dei problemi più importanti, poiché egli la concepiva quale simbolo del processo trasformativo della natura e quale mezzo per penetrare nella segreta correlazione tra la vita e le forze nascoste nella materia.
"Ogni agente che trasforma una cosa in un'altra è un artefice alchimistico, un Vulcano, ossia un'energia trasformatrice; ci vuole l'opera del Vulcano ".
L' alchimia dovrà trovare e preparare per mezzo dell'Archeo (principio vitale) la medicina da somministrare all'ammalato, procedendo attraverso un profondo esame della misteriosa vita dei processi naturali; il medico giungerà a questo esame attraverso lo sviluppo delle proprie facoltà poiché "tutte le arti si trovano nell'uomo, pur quella dell'alchimia esterna che le prefigura"; "L'alchimia toglie ciò che è inutile e porta l'utile alla sua ultima materia ed essenza".
Tratto da "Il tesoro dei tesori. Scritti magici alchemici e ermetici" di Paracelso

sabato 24 febbraio 2018

I viaggi e la conoscenza

I viaggi che ho compiuto finora mi hanno rivelato molte cose, e la causa di ciò è ben semplice: a nessuno cresce in casa il maestro e nessuno trova l'insegnante dietro la stufa della propria camera.
Le arti non sono chiuse nella casa ove si è nati, ma rimangono distribuite in tutto il mondo, né si trovano in un sol uomo o in sol luogo.
Bisogna raccoglierle, prenderle e cercare là dove si trovano.
Tutto il firmamento mi conferma che le inclinazioni sono sparpagliate e non stanno solo in quel paese dove cuscino dimora; i raggi si dirigono alla loro meta secondo il contenuto delle sfere superiori...
L'arte non rincorre nessuno: siamo noi che dobbiamo inserirla; io ho mostrato perciò di avere l'intelligenza di cercarla, anziché stare ad aspettare (inutilmente) che venga essa a cercarmi...
Se uno vuole vedere una persona, un paese, una città o se vuole imparare la loro ubicazione e i loro costumi, o la natura del cielo e degli elementi, deve recarsi costí.
Chi vorrà vedere dunque ed imparare qualcosa, dovrà cercarla, informandosene con intelligenza....
Di quale cosa si potrà rendere testimonianza senza averla nemmeno vista? Non ha forse dovuto rivelarsi alla vista perfino Iddio?
Rendereste voi testimonianza senza avere visto coi vostri occhi?
Come potrebbe sottrarsi alla testimonianza degli occhi un'arte o qualunque altra cosa?...
Il vagabondare in sé non rende nessuno peggiore o minore, ma fa migliorare ogni arte e conferisce maggior copia di giudizio di quanta ne abbia chi se ne è rimasto seduto dietro dietro la stufa di casa...Se ogni cosa deve camminare finché non giunge fino a noi, noi pure dovremmo camminare finché non giungeremo alle cose che non possono arrivare fino a noi....
Il vero medico dovrà pure essere alchimista e per diventarlo, dovrà vedere le madri onde nascono i minerali; ma le montagne non gli correranno dietro e bisognerà che sia lui a cercarle.
Tratto da "Il tesoro dei tesori. Scritti magici alchemici e ermetici" di Paracelso

giovedì 22 febbraio 2018

La concezione dell'astrologia secondo Paracelso


Paracelso è capace di parlare di una "chiromanzia delle erbe" o di una "anatomia delle stelle", poiché "anatomia" diventa per lui la conoscenza dello stato originario di un corpo e la sua scomposizione in sale, zolfo e mercurio.
Egli disprezzava l'anatomia ordinaria.
Considerava quale retta anatomia la conoscenza della volontà e delle forme del mondo e dei loro effetti nelle funzioni organiche del corpo.
Quanto all'astrologia, Paracelso riprende il concetto platonico della duplicità dell'uomo, scisso in un corpo visibile ed uno invisibile.
L'uomo così composto è sottoposto all'influenza delle stelle.
Anzitutto egli rigetta l'astronomia jurdiciaria e cioè quella ordinaria che pretende di predire l'avvenire in ogni dettaglio.
Divide poi nettamente l'uomo in un essere bestiale ed uno celestiale o angelico, e limita l'influsso delle stelle alla "bestia" nell'uomo, cioè alle sensazioni materiali.
L'adagio "volentem fata ducunt, nolentem trahunt", è espresso nel seguente modo: l'uomo saggio comanda alle stelle e al suo destino meccanicamente preordinato nel corso della Natura, operando, quanto alla sua persona, un'alterazione nel determinismo cosmico mediante una esplicazione del suo libero volere: l' uomo bestiale è invece 'dominato, retto, costretto, forzato dalle stelle".
Le costellazioni agiscono puramente sul lato bestiale dell' uomo, non avendo invece potere sulla sua anima divina in lui, essendo diretta emanazione del volete divino.
Si potrebbe dire che la nostra concezione delle leggi naturali coincida con la costellazione paracelsiana oppure che Paracelso inquadri l'uomo in un determinismo cosmico ove l'azione svolgentesi sulla stella più lontana si ripercuote sul divenire mondiale e sui casi umani; ad esso l'uomo rettamente ispirato e purificato da ogni scoria può opporsi però mediante uno sforzo volitivo della sua essenza divina.
Paracelso tenta di penetrare negli arcani dell'Eterno e di scoprire il volere del cielo '
"magicamente" e non "astrologicamente", gettando il suo sguardo nella correlazione del cosmo ben evidente nella sua coscienza magica.
Gli astri sorgono come il Tutto dal vento "Fiat" della volontà divina e corrispondono alle necessità causali insite nei fenomeni, mediante una correlazione strettissima tra macrocosmo e microcosmo.
"Le stelle sono i modelli, gli stampi, le forme e le matrici di tutte le piante. Per mezzo della forza d'attrazione ogni stella genera sulla terra un'erba che le corrisponde".
Tale concetto richiama il principio indiano di un "karma" mondiale, ossia di una catena di cause ed effetti esplicantesi in una correlazione cosmica ineluttabile e priva di elasticità.
La costellazione è dunque per Paracelso "l'unione di ciò che sta in basso con ciò che sta in alto".
Paracelso presupponeva in ogni cosa una volontà e vede a espressa questa tendenza volitiva in particolare nella costellazione, nella congiunzione tra gli elementi (fattori) e la terra, esprimentesi in una forza invisible che dà loro configurazione alle stelle.
Tratto da "Il tesoro dei tesori. Scritti magici alchemici e ermetici" di Paracelso

martedì 20 febbraio 2018

La teoria degli elementi secondo Paracelso

Zolfo Sale Mercurio
Nella terminologia paracelsiana queste tre sostanze indicano qualcosa di assai più generico che non le tre sostanze effettivamente designate da questi nomi: lo "zolfo" comprende ciò che è combustibile; il "sale" tutto ciò che è solubile; il "mercurio" tutto ciò che è volatile più i metalli.
"Omnia metalla fuerunt mercurius" e 
"ex Mercurio omnia metalla produci possum"; 
"Mercurius est metallum apertum", dice Paracelso.
Le sostanze sono delle espressioni tecniche per contraddistinguere le forze cosmiche che operano nella natura.
Il mercurio è lo spirito (pensiero), lo zolfo l'anima (sensazione), il sale il corpus (volontà).
Tutti e sette i metalli nascono da queste tre sostanze, assumendo colori diversi.
Le sostanze contraddistinguono delle categorie di materia secondo come si esprime in loro l'impulso vitale, mentre gli elementi indicano le forme essenziali, i tipi (ed archetipi) delle conformazioni fenomeniche, costituitesi nei vari stati d'aggregazione della materia

"Anzitutto fu diviso l'iliastro, che sparì, dando e facendo e coordinando i quattro elementi, seme onde cresce il fusto dell'albero.
L'elemento dovrà essere inteso secondo la sua tendenza e non secondo il suo corpo o sostanza, poiché ciò che è visibile non è che l'inquadratura, e l'elemento è  uno spirito che vive nelle cose come l'anima nel corpo.
I quattro elementi si dividono in due categorie, di cui l'una costituita dall'aria e dal fuoco e l'altra dalla terra e dall'acqua.
L'elemento aria è in sé una casa degli altri tre elementi, che esso conserva, separandone ognuno nella propria camera.
L'aria rinchiude in essa ciò che è mortale, lo separa da ciò che è immortale e tiene il mondo in coesione.
È la pelle, il muro, l'argine che non lascia passare nulla.
L'aria è il respiro onde hanno vita tutte le cose.
Agli inizi l'aria non era che dello zolfo bianco, coagulato dallo spirito del sale e chiarificato dal mercurio.
Nell'aria non v'è sopra né sotto, alto né basso, poiché la sua rotondità fu fatta in modo che non si distinguesse in essa altezza né profondità.
L'aria è inafferrabile e spirituale, né può generare alcunché di afferrabile e corporeo.
Da essa prendono vita le fate, le apparizioni nel sogno, i "diemei", che dimorano nelle pietre dure, i "durdali", che abitano negli alberi e le "melusine",  che stanno nel sangue.
Il fuoco materiale, come l'adoperiamo noi, si trova in tutti e quattro gli elementi, e di chiama "tristo".
Ma l'elemento del fuoco è semplicemente il firmamento, le stelle.
Dal fuoco fu tolta in primo luogo la candidezza bianca, onde fu fatta una massa ed una materia, dando origine al sole, in cui si ritrova dunque la candidezza dell'elemento del fuoco, il quale ne fu privato.
Poi ne fu estratta la diafanità rossa e se ne crearono le stelle e la luna, divise in molti pezzi.
E come la candidezza bianca è conglobata in uno, i candori rossi sono suddivisi in tante particelle.
L'elemento del fuoco possiede due nature, calda l'una e fredda l'altra. Il calore è rimasto nella candidezza bianca, il freddo in quella rossa...
L'elemento della terra fu separato dall'iliastro e concentrato in un globo che è il centro degli elementi esterni; tutte le forze nutritive che si trovano nell'iliastro, furono condotte nella terra.
Da essa sorgono (gl)i gnomi, i selvaggi, le villi e gli altri spiriti.
L'elemento dell'acqua ha da essere considerato come un albero fruttifero: l'acqua corrente corrisponde ai rami, il mare alla radici.
Derivano dall'acqua i sali, i minerali, le gemme, le pietre, i mostri marini, le ninfe, le sirene ecc..
I quattro elementi stanno in tutte le cose, non in atto però, ma a guisa di quattro complessioni.
Ogni elemento ha un suo colore: la terra è azzurra, l'acqua verde, l'aria gialla, il fuoco rosso; poi vi sono altri colori casuali e commisti, appena riconoscibili.
Ma tu vada con cura al colore elementare che predomina e giudica secondo quello.
Tratto da "Il tesoro dei tesori. Scritti magici alchemici e ermetici" di Paracelso

sabato 17 febbraio 2018

Macrocosmo e Microcosmo e le cause della malattia


L' uomo è l'immagine del cosmo e ripete in se tutta la costituzione di esso.
L'uomo-microcosmo è la quintessenza dell'universo-macrocosmo, e contiene in sé tutte le sue parti.
Le parti del macrocosmo sono poi in correlazione causale con le singole parti del microcosmo e presiedono al loro destino.
L'uomo riunisce in sé le forze cosmiche, rispecchiandole nel suo interno.
Le forze cosmiche imprimono il loro sigillo particolare su ogni cosa.
Le forze sono il "signator", il contrassegno è la "Signatur" e le cose contrassegnate sono i "Signata".
Grazie al segnatore,  noi possiamo comprendere l'interno delle cose mediante la sola osservazione del loro esterno; infatti anche nell'uomo il nocciolo spirituale si rispecchia nel volto e nell'abito complessivo (fisiognomia).
Taluni di questi segni sono manifesti, altri occulti.
La malattia è per Paracelso qualcosa d'invisibile, cui bisogna giungere attraverso l'esame del visibile, dei sintomi.
Questo invisibile deve essere ritrovato non nell'uomo, ma nella natura, quale corrispondenza al principio curativo.
La malattia non è che il sintomo, il fenomeno esterno della lotta dell'"uomo interno" contro le tendenze degenerative e distruttive della propria natura, causa della debolezza o della colpa dell'Io.
La malattia consiste dunque in una totalità o non in una qualità penetrata nel corpo dall'esterno.
Paracelso insegna che per lui il corpo è sano e perfetto; ciò che lo renderà malato, sarà l'influsso delle disarmonie spirituali e delle cattive disposizioni, nel caso di affezioni ereditarie.
La terapia paracelsiana consiste nella ricerca del farmaco adeguata ai singoli mali.
Concependo la natura organica nella sua trasformazione puramente fisiologica, egli cerca di individuare le forze che generano le trasformazioni, afferrandone l'azione correlativa tra macrocosmo e microcosmo, intervenendo in modo benefico e restauratore per ristabilire l'equilibrio turbato dalle impurità spirituali e dai mali influssi cosmici.
L'uomo si nutre di cose perfette in sé, le quali, entrando nell'organismo, subiscono delle alterazioni che a volte possono essere dannose, qualora l'alchimista interno non sappia vigilare su tutti gl'influssi.
In tal caso si produce la malattia, sviluppandosi da uno dei cinque enti.
Tratto da "Il tesoro dei tesori. Scritti magici alchemici e ermetici" di Paracelso

giovedì 15 febbraio 2018

Gli Enti e le cause delle malattie

Nella vita operano cinque sfere, che si chiamano enti: ente astrale, ente del veleno, ente naturale, ente spirituale ed ente di Dio.
L'ente astrale è una potenza che dà all'uomo il senso della comunità del destino ed è simbolicamente espresso nell'attività delle costellazioni; è "il rappresentante di quell'Unità di cui gli uomini sono i membri".
L'ente del veleno è la potenza dei rapporti fra l'uomo e le cose circostanti che egli assorbe in sé col cibo e con le impressioni dei sensi.
L'uomo si nutre di cose perfette in sé ma sottoposte ad alterazioni, una volta entrare nel corpo; perciò possono essere dannose all'uomo.
L'erba è una cosa perfetta in sé, ma entrando nel corpo umano come nutrimento, può diventare veleno.
A difendere l'armonia dell'organismo umano ed a vigilare sui mali influssi dell'ente del veleno è preposto il nostro alchimista interno che risiede nello stomaco.
Questo alchimista, emanazione dell'archeo opera per mezzo delle energie che gli fornisce il corpo stesso, separa il buono dal cattivo ed impedisce le malattie: in formulazione moderna, è la reazione dell'organismo ai perturbamenti nocivi.
L'ente naturale presiede al corso della vita umana con le sue trasformazioni e i suoi destini.
Appartengono a questo ente gli organi dei sensi e della generazione.
L'ente spirituale si riferisce ai sentimenti, all'amore, all'odio, alla vita sociale.
L'ente di Dio sta a sé, invigliando sugli altri quattro. Ad esso risalgono tutte le cause di morte che sfuggono al medico.
Quando i primi quattro enti sono in armonia, ed assolvono organicamente il loro compito, la persona è sana; in caso contrario sorge la malattia.
Ci sono dunque malattie della universalità (ente astrale), cioè di provenienza astrale (siderea), malattie derivanti da una disarmonia del nutrimento (ente del veleno), malattie del corso della vita (ente naturale) e malattie derivanti dalla ignoranza delle rette relazioni umane, ad esempio tra l'uomo e la donna (ente spirituale).
Al di sopra sta l'ente deale, che decide della vita o della morte, del ristabilimento dell'equilibrio o dello scioglimento della morte, trascendendo l'intelligenza e la sfera d'azione dell'uomo, essendo posto nella sfera impenetrabile della saggezza divina.
Tratto da "Il tesoro dei tesori. Scritti magici alchemici e ermetici" di Paracelso

martedì 13 febbraio 2018

Il cosmo secondo Paracelso


Secondo Paracelso, l'edificio del cosmo costituisce un'unità.
"Dio ha fatto un 'corpus' composto di quattro elementi, l'aria, la terra, il fuoco e l'acqua.
Questo 'corpus' fu stabilito in tre sostanze, mercurio, zolfo e sale.
Tutto ciò che esiste e che è formato nei quattro elementi è costituito da queste tre sostanze.
Le tre sostanze hanno in sé ogni forza e potenza delle cose caduche...
Questo 'Corpus Iliastri' (dal greco ύλη) è il ceppo nel quale sono poste tutte le erbe, tutte le acque, tutte le gemme, tutti i minerali, tutte le pietre, tutto il chaos..."
L'iliastro è la materia prima della creazione, mentre il cagastro è la corruzione, l'ultima materia del nutrimento = 'rebis', corrisponde nel linguaggio alchimistico, ad un simbolo composto di tre = prima materia + bis, contenente una duplice qualità, di cui la parte maschile, solare, si chiama zolfo, e quella femminile, lunare, mercurio.
Questo concetto, comune a tutte le filosofie della natura, che finiscono tutte col concepire il divenire del mondo sotto l'aspetto di una tensione allacciante due volontà polari, in un dualismo generatore dei fenomeni, si allaccia al concetto cinese della bipartizione della "Weltwille"
- Tai-Ki, o, nella formulazione taoista, "Tao" - nei due principi contrastanti ed opposti, maschile e femminile dello Yin e dello Yang.
"Nella creazione del mondo, quando la prima materia del mondo era solo un chaos, cominciò la prima separazione nei quattro elementi...
La separazione è la più grande meraviglia della filosofia...
E bisogna capire che ogni cosa creata proviene da una stessa materia e non ognuna da una propria.
Questa materia di tutte le cose è il Misterio Magno...
Il quale è la madre di tutti gli elementi e quindi l'ava di tutte le stelle, di tutti gli alberi, di tutte le creature di carne.
Dal Misterio Magno sono nate tutte le creature percettibili e non percettibili"
L'uomo riunisce dunque in sé tutto ciò che compone la materia dell'universo e non può evitare di conseguenza di partecipare alla vita dell'universo, subendo tutti gli influssi e reagendo alle azioni in cui si estrinseca la vita dell'universo.
Le costellazioni sono intimamente e costantemente collegate con l'uomo.
Tratto da "Il tesoro dei tesori. Scritti magici alchemici e ermetici" di Paracelso

sabato 10 febbraio 2018

Dal chaos al seme

Paracelso usa il termine "chaos" in un senso corrispondente a un depresso al nostro "gas", ma con un'accezione più ampia che non quella di una stato di aggregazione della materia.
Si può intendere il chaos come l'essenza della materia prima il "Limbo maggiore" e il "Mysterium Magnum".
Il concetto paracelsiano del chaos ricorda lo stato di nebulosa cosmica nella concezione Kant-Laplaciana della formazione dei sistemi solari.
Le cose escono dal chaos e procedono da uno stato di "prima materia" verso uno stato di "ultima materia" per mezzo della digestione puramente naturale o per mezzo di quella alchimistica.
Qui troviamo una straordinaria analogia coi concetti dei processi reversibili ed irreversibili della energetica moderna, come rilevò Schelegel: "Tutto procede dall'invisibile e torna ad esso: il mondo materiale si trova in uno stato intermedio, connesso da ogni parte con la vita.
Le azioni e le formazioni materiali si concretano in essi".
"La prima materia è nulla: e non è nulla neppure l'ultima materia" Paracelso
L'ultima materia è morte, ossia cessazione della vita in una forma determinata, poiché la vita in sé produce le forme, ma non ne è prodotta a sua volta.
Con la morte avviene una triplice separazione: tra l'anima e il corpo, tra lo spirito ed il corpo, tra lo spirito e l'anima.
La prima materia è immersa nel limbo e vive in uno stato privo di forme ed attributi.
Il limbo è la "madre" di ogni cosa terrena, è il chaos degli antichi, in cui tutte le cose giacevano allo stato potenziale (come possibilità non realtà) sotto la specie delle tre sostanze elementari.
Dormono nel limbo - stato d'unione del macrocosmo e del microcosmo - come in un  crogiolo, i "semi" di tutte le cose e passano dal limbo alla terra, ove vengono riposti in modo invisibile, per generare da essa le creature, sotto la spinta del "fiat" divino.
Usando il termine "seme" a proposito dell'uomo, Paracelso intende con esso  - a differenza dello "sperma" - l'estratto di tutte le parti dell'organismo umano.
Ogni organo genera un seme e i singoli semi si riuniscono nello sperma; quest'ultimo non è che l'"excrementum",  il veicolo, mentre la forza generatrice risiede nel raggruppamento dei semi provenienti dalle singole parti del corpo.
In questo modo Paracelso tenta di sviscerare il segreto tuttora profondo della generazione e dell'ereditarietà dei caratteri paterni.
Tratto da "Il tesoro dei tesori. Scritti magici alchemici e ermetici" di Paracelso

giovedì 8 febbraio 2018

L'essere quintuplice e le 5 cause della malattia


L'uomo è un essere quintuplice, ed in ognuna delle sue essenzialità può sorgere una malattia in seguito a decadimento o lesione di una di queste essenzialità, che vengono a turbare l'armonia del tutto.
Il complesso di queste cinque forze dà il pentagramma uomo; la loro armonia dà la salute:
L'essenza quintuplice consiste
1) nel cosiddetto corpo fisico, forma visibile, espressa dalla scheletro;
2) nel corpo etereo, espresso nel sistema delle secrezioni interne;
3) nel corpo astrale, o sidereo, operante per mezzo del sistema nervoso;
4) nell'Io, manifesto nel sistema dei vasi sanguigni; 
5)nell'essere superiore nell'uomo, nella sua parte eterna, individualità rifluente a Dio dopo la morte e creata con la parola del "fiat" demiurgico.
In altra formulazione, le cause delle malattie sono cinque e dipendono
1) dagli influssi del clima o dalle infezioni (ens astrale);
2) da veleni penetrati nell'organismo attraverso il nutrimento, la respirazione e le percezioni sensibili (ens veneni);
3) dalle disposizioni fisiche innate (ens naturale);
4) da magia e influssi spirituali (ens spirituale);
5) dalla volontà divina (ens Dei).
Tra i cinque enti v'è una perfetta armonia procedente dall'ens deale.
L'individuo sta in contatto con l'armonia cosmica attraverso di esso.
Una parte di questo ens deale, che presiede a tutte le creature del cielo e della terra, è assegnata al sistema solare e si chiama ens astrale.
Questo si espande dal sole e solo una piccola parte ne giunge alla terra: l'ens naturale; le frazioni di questo, che giungono all'uomo, si chiamano, in quanto agiscono come forze patogene, ens veneni ed ens spirituale.
Tratto da "Il tesoro dei tesori. Scritti magici alchemici e ermetici" di Paracelso

martedì 6 febbraio 2018

La creazione dell'uomo

Bisogna ricordare due cose a proposito della creazione: primo che ogni cosa fu creata dal nulla ed unicamente per mezzo della parola, eccezion fatta per l'uomo, che fu creato da qualcosa, e cioè da una massa che era già un corpo, una sostanza, un qualcosa.
Quando Dio tolse alle cose un corpo creò qualcosa dal nulla: è quella cosa era un estratto di tutte le creature del cielo e della terra.
L'uomo è fatto di sangue e di carne, più qualcosa d'altro ancora e cioè l'anima, che è l'uomo stesso in aspetto sottile.
L' uomo fu estratto da tutte le creature, da tutti gli elementi, da tutte le costellazioni, dal cielo e dalla terra, da tutte le qualità...
L'uomo è il piccolo mondo, il microcosmo...
Egli è la quintessenza, poiché essendo costituito il mondo intero da quattro elementi, l'uomo fu fatto di essi.
La sola differenza tra macrocosmo e microcosmo...egli è creato dal mondo e non secondo il mondo, ma secondo l'immagine di Dio. In esso però si sono conservate tutte le caratteristiche del mondo...
Bisogna che egli sappia che non è altro che una massa distillata del macrocosmo...egli dovrà nutrirsi di questo stesso mondo...il suo pane, la sua bevanda ed ogni suo nutrimento crescono dalla terra: il macrocosmo deve nutrire e guidare il microcosmo...
L'uomo non è fatto solo di carne e sangue; v'è in lui la sensibilità, che non deriva dagli elementi, bensì dalle complessioni: la sensibilità proviene dalla costellazione.
Dio ha creato la costellazione in modo che in essa è contenuta la sapienza animale, la ragione, l'abilità ed ogni arte umana, e l'uomo attinge queste virtù dalla propria costellazione...
L'uomo possiede nel proprio corpo la capacità di conservare il sangue e la carne: altrettanto avviene per la sensibilità, che bisogna alimentare e disertare nello stesso modo...
La costellazione è uno spirito... lo spirito viene nutrito nell'uomo in modo non dissimile dal corpo...
Egli è diviso in due parti e cioè nel corpo elementare e nello spirito (quest'ultimo) proviene dallo spirito della costellazione...
È la natura che prepara la creazione dell'uomo ma l'uomo e la donna non basterebbero da soli a fare un uomo: ci vogliono loro due, più gli elementi e lo spirito della costellazione; questi quattro fanno l'uomo....
E Dio insuffla la vita..
Esaminando il cielo, gli elementi, il padre e la madre, ognuno sappia chi sia.
La conoscenza del padre e della madre è la "stirpe"; la conoscenza degli elementi è "medicina", e la conoscenza del cielo è  "astronomia"...
Molte cose non derivano da dove si crede.
Il buon astronomo saprà ravvisare dunque quale sia lo spirito che si manifesta e parla.
L'uomo è figlio della natura e la costellazione influisce sul padre e sulla madre.
Chi conosce il padre, la madre, la costellazione e gli elementi, ha diritto di parlare del bimbo, del suo futuro, della sua natura, delle sue qualità e dei suoi modi.
Iddio ha reso grande la sua meravigliosa opera componendo nell'uomo tutti gli elementi e tutte le stelle, sì che l'uomo è il cielo stesso, il firmamento stesso, gli elementi stessi e la stessa natura di tutto il mondo riunita e nascosta in un piccolo corpo.
Tratto da "Il tesoro dei tesori. Scritti magici alchemici e ermetici" di Paracelso

Dalla materia allo spirito



"Più t'abbandoni in Dio, più egli nasce in te; né meno né più t'aiuta nelle tue pene"
Angelo Silesio
In termini psicologici questa affermazione si potrebbe tradurre nel seguente modo; più l'io razionale si abbandona e segue i messaggi del Sé, più ci si avvicina alla propria essenza divina.
Questo avvicinamento tuttavia non solleva in alcun modo dall'essere anche terreni ed esposti a tutto quello che tale stato comporta.
Un percorso che voglia condurre a una crescita spirituale ed interiore non dovrebbe mai escludere l'aspetto terreno.
San Bernardo di Chiaravalle dice:
"Noi siamo fatti di carne, e siamo frutto della concupiscenza della carne;
è necessario che anche il nostro amore cominci dalla carne: 
e la carne, ritorna alla normalità, innalzandosi a mano a mano sotto la guida della grazia, si annulla nello spirito.
Ciò che in noi è spirituale non può precedere ciò che è animale, e sboccia dopo; 
prima di essere uomini celesti dobbiamo essere uomini della terra".
Disunire la materia dallo spirito è uno di quei pensieri tossici che informano una spiritualità poco centrata, di natura eccessivamente verticale e che vuole "liberarsi" dalla materia, la cui radice etimologica risiede non a caso nella parola "Mater".
Il Santo di Chiaravalle, risuonando con le sue radici celtiche, aveva ben chiaro invece che "madre" natura è, per l'appunto, il terreno di indispensabile coltura della anime.
Tratto da "Abraxas il mistero del sigillo" di Valerio Ivo Montanaro

giovedì 1 febbraio 2018

La razionalità patriarcale e il Femminile Sacro

L'umanità ha [...] sempre percepito l'esistenza di qualcosa che andasse oltre il tempo e lo spazio ordinario.
Si tratta proprio di quel mondo sottile, spirituale o archetipico che Jung ha cercato in qualche maniera di avvicinare allo spirito dei nostri tempi, quello zeitgeist razionalista per il quale ogni cosa, per essere considerata reale, deve essere riducibile ad una spiegazione di ordine logico.
L'attuale società è dominata da valori tipicamente maschili di natura patriarcale. Alcuni ricercatori [...] hanno tentato di dare una spiegazione di natura storica del passaggio dalle culture matrilineari a quelle patriarcali.
Indipendentemente dalle modalità con cui questo passaggio sia avvenuto, le energie maschili oggi sono dominanti.
"Il principio maschile, che rappresenta la nostra dimensione logica, come energia porta in noi la capacità di analizzare e di conoscere razionalmente [...] Il maschile è quindi conoscenza, misura ed evidenza, ordine e controllo, poiché nulla deve sfuggirgli.
Di conseguenza comporta il bisogno di stabilire confini e limiti certi[...]."
Dott. Z. Fusco
[...] la scienza [...] non è solamente una semplice e libera ricerca delle verità relative al mondo della fisica, ma risponde ad una pulsione psichica che si manifesta attraverso una sentita necessità di controllare e delimitare, ed ogni volta che la parola "controllo"si presenta, necessariamente si accompagna alla sua ombra, la paura.
[...]Alla paura si risponde con maggior controllo [...] il cui risultato non può essere certo un esempio di equilibrio.
Nel buio non è possibile stabilire quei confini e quei limiti che vengono percepiti da questa energia come rassicuranti.
In definitiva la coscienza razionale [...] con la quale siamo abituati ad identificarci, teme semplicemente di scomparire, come se si trovasse davanti a una sorta di imminente pericolo di morte al quale segue la necessità di ristabilire una condizione di sicurezza.
Siamo in questo modo giunti alle soglie dei misteri del Femminile Sacro, cui si accede non attraverso un atto volitivo posto coscientemente in essere, ma attraverso un "fare il vuoto", un "lasciarsi andare", un "farsi afferrare" [....]
Quando la mente razionale tace, ci rendiamo infatti permeabili alle sensazioni del cuore, luogo nel quale, anche secondo l'iconografia cristiana, risiedono le fiamme dell'Eros.
La capacità di farsi afferrare da questo fuoco è indispensabile ed equivale allo stabilire un rapporto autentico con il nostro inconscio, parte della nostra psiche di natura femminile, attraverso il quale possiamo ricontattare la nostra vera essenza...
Dal cuore deriva anche la parola coraggio, quella sana pulsione che, donandoci fiducia nella magia della vita, ci consente di mantenere le porte aperte e di fare spazio a quel che sgorga nella nostra interiorità, sorgendo da profondità che ci sono sconosciute.
Tratto da "Abraxas il mistero del sigillo" di Valerio Ivo Montanaro
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